martedì 2 ottobre 2012

Dieci giorni = un anno



Dopo aver riletto e radiografato gli articoli che fecero "grande" il vecchio sito, ho valutato che solo un decimo di essi sono riproponibili qui nel nuovo blog. Perché? Perché rappresentano in un certo senso un periodo storico e personale che si è ormai chiuso. Andarli a ripescare mi sembra come andare a riesumare un morto, rileggere le pagine del diario di un altro: non me ne vergogno, però l'evoluzione mi ha portato... oltre. Chi li lesse a suo tempo ne avrà colto il buono e il cattivo che contenevano, così come io, da quel buono e cattivo, ho edificato il Dottor Manser di oggi. Non ha più senso che torni indietro per riscaldare minestre ormai scadute, ma se qualcuno un giorno vorrà "studiare" da un punto di vista esegetico il Doc, basterà farmi un fischio e sarò disponibile ad aprirvi i miei archivi (diari esclusi perché quelli, come sa bene il mio notaio, potranno essere aperti solo cinquant'anni dopo la mia morte). L'articolo che segue è dunque l'ultimo che ripropongo e che sancisce un ideale distacco definitivo da quello che fu il sito dottormanser.it. E' datato 2008 e come congedo mi sembra perfetto.


Quando dieci giorni possono valere un anno? Quando li vivi in viaggio, spremendoli fino all'ultima goccia. Così ho fatto nel mio ultimo on the road, dal nord della Corsica al sud della Sardegna. Dieci giorni intensi, sempre in movimento, ma anche introspettivi, ispirati ed estremamente proficui sia da un punto di vista letterario che di evoluzione spirituale. 
   Mi sono imbarcato a Livorno e il profumo di libertà che già mi inebriava appena partito da casa, quasi mi stordiva. A Bastia mi sono diretto verso Saint Florent, viaggiando su strade strette, con strapiombi non protetti a lato e vacche enormi che comparivano in mezzo alla carreggiata all'improvviso. La prima notte ho piantato l'igloo ad Aleria (sorprendente quanto si dorma bene anche in una tenda quando si è stanchi e appagati) e il giorno seguente ho proseguito verso sud, dove hanno cominciato a presentarmisi alla vista spiagge caraibiche.
   Mi ero ripromesso di fare un bagno "purificatore" in ogni cala che avessi visitato, come fosse un battesimo, un atto di reverenza verso quei luoghi e la natura in generale. A tappe sono poi giunto a Bonifacio dopo essere passato per Ghisonaccia, Solenzara, Palombaggia (la prima spiaggia incantevole; molto meno belle erano le prime), Santa Giulia, Rondinara, Cala Longa e aver trascorso una piacevole serata a Porto Vecchio. Attraversate le Bocche, ho puntato verso Palau e in un camping sul mare, da cui si poteva ammirare la Maddalena, ho piantato la tenda.
   Tappe successive nel nord dell'isola sono state San Teodoro e Budoni, poi mi sono diretto a Cagliari a trovare la mia amica Loredana, unica donna che mi fa incazzare appena apre bocca ma verso la quale nutro un sincero affetto.
   Fatto un salto al Poetto e visitata un po' la città sono tornato verso Olbia, non prima di aver fatto tappa a Santa Lucia e Posada. Nell'attesa del traghetto delle 22.00, l'ultimo giorno ho trascorso il pomeriggio a Golfo Aranci e dopo un ultimo bagno "depurativo" ho salutato la Sardegna.
   Torno dunque a casa rigenerato, con un nuovo racconto-romanzo in cantiere, ispirato per nuove storie, evoluto spiritualmente, felice di essermi avvicinato ai miei limiti e forse averne superato pure qualcuno. Se come ho scritto, dieci giorni così valgono un anno, pensate cosa può valere una vità in... viaggio. Coloro che conoscono bene il "senso" sanno bene che dietro (o dentro) al viaggio c'è il segreto  dell'ETERNITA'.

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