giovedì 22 dicembre 2011

LA LEGGENDA DI PETOMAN

Continuo a rileggere i miei vecchi racconti per ri-postarli su questo nuovo blog e mi rendo conto di quanto siano lontani dall'uomo e dallo scrittore (stilisticamente parlando) che sono ora. Mi era venuta quasi voglia di lasciar perdere e tenere quegli scritti solo nell'archivio del mio pc e nel cassetto della scrivania, poi mi sono detto che in fondo quelle storie (che vanno più o meno dalla fine degli anni Novanta alla metà del primo decennio del Duemila) rappresentano un diario del mio percorso di maturazione letteraria nonché spirituale. Anche se molti di essi non mi piacciono e non mi appartengono più, li lascio ai posteri per le loro "sentenze" se mai un giorno qualcuno si interesserà del Dottore.


LA LEGGENDA DI PETOMAN

Era un tipo strano Corto Cometa, uno di quei personaggi che non hanno nulla a che fare con questo mondo pieno di regole, tabù e clichè. Non era un ragazzo cattivo, ma possedeva quella schiettezza capace di lasciarti secco tanto era genuina. Non si può certo dire che fosse bello, però, forte di un carisma e di un fascino ipnotici, riusciva sempre ad accalappiarsi le ragazze più carine della scuola. Viveva a Ferrara e frequentava con discreti risultati un liceo linguistico della città estense; considerava la scuola come una quasi inutile ma divertente perdita di tempo e trascorreva le ore libere con quello che riteneva il suo unico vizio privo di effetti collaterali: la lettura. Amava leggere qualsiasi genere, dal romanzo classico a quello giallo, dal saggio di psicologia al racconto agiografico, e ogni tanto si dilettava anche nello scrivere poesie. D’altro canto, i suoi vizi dagli effetti collaterali, come lui stesso li definiva, erano diversi e tutti certamente poco salubri dal punto di vista fisico: fumava due pacchetti di Marlboro al giorno, beveva birra in quantità industriali e non disdegnava neppure le droghe. I suoi coetanei guardavano Corto con un misto di ammirazione e invidia; i suoi atteggiamenti, le sue “imprese” e le innumerevoli stravaganze lo avevano assurto agli occhi della classe (e non solo) a Idolo Cittadino. Si racconta che a quindici anni si fosse scopato la professoressa di Inglese e quella di Francese nello stesso giorno, lui, la Stella Cometa (come lo avevano soprannominato molti suoi compagni), amante del piercing e dei tatuaggi, si era fatto incidere – appena tredicenne – le parole “La risposta soffia nel vento” sull’avambraccio sinistro. Non confidò mai a nessuno cosa volesse dire quella frase, ma gli avvenimenti che seguirono nella sua vita trovarono in quella “risposta” una clamorosa profezia. Era ben conscio il Cometa della stima che nutrivano nei suoi confronti amici e meno amici; quel paffuto ragazzino dalla battuta sempre pronta sapeva mostrarsi in pubblico con grande sicurezza e proprietà di linguaggio. Chi lo conosceva bene affermava, non senza un filo di retorica, che Corto “non aveva paura neanche del diavolo”, ma questa era solo apparenza perché il giovane due grosse fobie le aveva: una era la paura di diventare vecchio e di perdere il rispetto della gente; l’altra era il terrore di morire, morire senza avere trovato… la risposta.
    Fu verso i diciotto anni che la sua vita ebbe una drastica svolta. Già da un po’ di tempo Corto veniva sempre più gradualmente emarginato dagli amici  per via della sua troppo marcata diversità. Certo, finchè era stato l’unico a possedere una personalità ben definita, anche se molto bizzarra e controcorrente, era stimato e visto da tutti come un eroe, negativamente trasgressivo ma pur sempre un eroe. Ora che una certa personalità “di massa” l’avevano assemblata anche i suoi coetanei, Corto fu vittima di discriminazioni continue, venendo escluso da ambienti e situazioni che lo avevano visto incontrastato protagonista per molto tempo. Di lampante in questo processo di formazione caratteriale c’è che la generazione alla quale appartenevano gli amici del Cometa erano stata indottrinata e ammorbata dalle influenze di famiglie discendenti da una razza particolare: la razza dei benpensanti.
    Nonostante ci tenesse a mostrarsi in pubblico come un ragazzo dal carattere solido e tetragono agli assalti  alla sua sensibilità, questa estromissione dalla società lo stroncò. Solo, poco stimato, senza più un solo amico con il quale parlare, incompreso da genitori mediocri e bigotti, finito l’ultimo anno di liceo si gettò a capofitto nell’alcol. Divenne capace di scolarsi in un giorno – lui che aveva comunque avuto trascorsi dionisiaci già dai dodici anni – ben sei confezioni da sei di birra e anche quando era ubriaco marcio non vomitava mai. Nel giro di due anni il suo stomaco assunse proporzioni abnormi; Cometa assomigliava sempre più a un fenomeno da baraccone senza avere ancora compiuto vent’anni. Ottenne una pensione di invalidità e i suoi due vecchi lo cacciarono presto di casa. Andò a vivere in un appartamento comunale alla periferia di Ferrara.
    Una sera, mentre dormiva di un profondo sonno etilico, venne svegliato improvvisamente da uno strano rumore proveniente proprio dal suo stomaco; un crescente gorgoglio accompagnato da frequenti e dolorose fitte lo spinsero a recarsi immediatamente al Pronto Soccorso. Qui, dopo essere stato visitato da una equipe di medici, venne subito trasferito con urgenza all’ospedale Maggiore di Bologna e isolato in una particolare stanza, immensa, disadorna e asettica: al suo interno si respirava un’atmosfera irreale con quell’unico letto sistemato al centro di essa sul quale Corto si svegliò sei giorni dopo il ricovero, sei lunghi giorni di coma vigile; era pieno di tubi e aghi che gli ricoprivano per intero l’immane stomaco. Un medico entrò.
    “Salve signor Cometa. Io sono il dottor Pallante, come sta? Ha passato giorni migliori vero? Le spiego subito come mai lei si trova qui nel nuovissimo reparto “Casi Rari & Sindromi Sconosciute” dell’ospedale Maggiore di Bologna. Ebbene… lei è un Caso Raro di meteorismo nucleare. Ciò significa che se dovesse innescarsi all’interno del suo stomaco un processo metabolico che noi definiamo scissione flatulenzo-molecolare, basterebbe che lei si facesse scappare anche una sola e leggera emissione di aria dal deretano per radere al suolo un’area con una superficie pari a quella dell’intera Scandinavia, con conseguenze catastrofiche per il mondo intero.”
    “Ma… c’è una cura?” domandò ancora frastornato Corto.
    “Beh, una cura c’è e le probabilità di guarigione rasentano il cento per cento. Purtroppo  non la si conosceva dieci anni fa quando fu scoperto in America il primo caso di meteorismo nucleare. Allora, un texano di quarantasette anni venne rapito dall’FBI e fatto esplodere nel deserto del Nevada. Fortunatamente era un caso molto meno grave del suo, altrimenti avrebbe causato un disastro mondiale. Oggi invece si può tranquillamente guarire; innanzi tutto non dovrà mai più bere birra o altri alcolici, poi le verrà proibito fumare e dovrà attenersi alle regole di una dieta rigidissima.” Corto iniziò a sentirsi depresso. “Non potrà più masturbarsi o fare sesso, perché c’è il rischio che l’eccitazione faccia scattare il processo che le ho spiegato poc’anzi: farmaci inibitori della libido la aiuteranno a questo scopo.”
    Il giovane provò a convincersi che era tutto un sogno ma si rese presto conto che così non era.     Entrò un sacerdote.
    “Salve don Luigi” disse il dottor Pallante, “questo è il signor Corto Cometa… Corto, don Luigi. Ora il nostro caro don le spiegherà la seconda parte, diciamo così, della cura a cui dovrà sottoporsi.”
Corto pensò allora di essere ubriaco, più ubriaco di quanto non fosse mai stato, e che probabilmente era così che si manifestava il delirium tremens. Il sacerdote attaccò con la sua ieratica allocuzione.
    “Carissimo Corto, se vorrai guarire da questo terribile male, male che potrebbe tramutarsi in un flagello per l’umanità, dovrai seguire scrupolosamente alcuni consigli che ora ti darò, oltre a quelli che già ti ha enucleato il professor Pallante. Dunque, per prima cosa dovrai convertirti al Credo Cristiano Cattolico. Dovrai seguire per filo e per segno gli insegnamenti di Iddio nostro Signore, poi una volta compiuta questa metamorfosi spirituale, dovrai trovarti un lavoro fisso; a quel punto, come ti confermerà anche il professore, potrai, anzi dovrai sposarti e ricominciare a fare sesso, ma solo con tua moglie chiaramente ed esclusivamente a fini procreativi. Avrai dei figli e sarai obbligato a crescerli nel modo giusto, insegnando loro la Retta Via…”
    A questo punto Corto non ascoltò più nessuna parola. Udì solo suoni indistinguibili che uscivano dalle bocche di due orrende creature con le facce troppo grandi e gli occhi, le orecchie, la bocca e il naso troppo piccoli per poter essere umani. Si riprese da questo stato confusionale psichedelico quando il dottor Pallante disse:
    “Allora siamo d’accordo signor Cometa? Domani verrà dimesso. E’ molto importante che non mangi niente per i primi sette otto giorni (verrà alimentato con speciali pillole energizzanti) e che tenga quell’occlusore anale che le è stato applicato ben sigillato per altrettanto tempo. Mi raccomando! Passata la prima settimana, la fase di pericolosità massima potrà dirsi scongiurata e la scissione categoricamente esclusa se seguirà le regole, soprattutto quelle enumerate da don Luigi per il suo futuro. Dovrà obbligatoriamente seguirle, capisce? Non possiamo permetterci di rischiare che non lo faccia, per cui per maggior sicurezza sarà controllato a vista notte e giorno da due medici e quattro agenti di polizia. Sa, anche il Capo dello Stato è a conoscenza del suo caso così delicato.”
    Il giorno dopo, giorno del suo rilascio, Corto rassicurò don Luigi, Pallante e tutti gli scienziati presenti che avrebbe fatto tutto ciò che gli avevano detto, dopodiché venne scortato a casa su un blindato della polizia. Una volta giunto nel suo appartamento, sorvegliato da medici e poliziotti, si recò in camera da letto, accese il computer e scrisse le seguenti parole:

Mi osservano tutti preoccupati e perplessi. Probabilmente si staranno chiedendo cosa sto scrivendo: almeno un minimo di privacy me lo concedono. Già, cosa starò mai scrivendo? Con una semplice scoreggia potrei cancellare dalla faccia della terra loro e milioni di inutili e deleteri esseri parlanti, non me ne importerebbe poi molto visto che comunque vada sono già morto. Nubi si addensano sul mio futuro e su quello dell’umanità, proprio mentre io divengo l’uomo più temuto (e quindi più potente) del mondo dopo essere stato schernito e messo in croce. Non me ne importa nulla, non cerco rivincite, non riesco proprio più a vivere in questa società medievale, controllato, comandato e incanalato in un tunnel lungo e probabilmente senza uscita. Sarei anche pronto a togliermi subito questo, come si chiama?, occlusore anale (vedeste le facce che hanno fatto i miei “controllori” quando prima ho finto di staccarlo!), ma ci sono persone che non meritano di essere relegate nell’oblio senza avere avuto un’altra chance dalla vita: prostitute che battono tutte le notti per non essere massacrate da papponi senza scrupoli, omosessuali e transessuali che devono lottare ogni giorno per la loro dignità e identità di esseri umani, reietti, barboni, uomini soli, bambini derubati della propria infanzia, gente che ha avuto il destino straziato dai Comandanti della terra, gli ultimi, quelli che ancora sognano di vivere e non solo di sopravvivere, ecc; tutti costoro meritano di avere una speranza. A loro io lascio la SPERANZA.
Domani informerò le più alte autorità mondiali (cariche religiose, capi di stato, sfruttatori vari…) che desidero incondizionatamente organizzare un summit nel bel mezzo del Pacifico al massimo entro due giorni, per parlare di questioni politiche, morali… insomma, una scusa vale l’altra. Sì sì, faremo una bella crociera e tutti accetteranno perché non hanno altra scelta, forte come sono della mia minaccia. Non possono neppure farmi fuori altrimenti esploderei come un’atomica; ho solo pochi giorni per compiere il Giudizio Universale, poi la mia pancia comincerà a sgonfiarsi e con essa la mia pericolosità. Quando ci troveremo tutti nel bel mezzo dell’oceano, PRRRAAAH!, mi toglierò il tappo dalle chiappe e la leggenda di Petoman potrà avere inizio. Per qualcuno diventerò un eroe, un supereroe, anche se forse le cose non cambieranno molto per chi rimarrà. Almeno avrò dato loro la possibilità di avere SPERANZA. Ora mi congedo, felice di aver trovato la risposta, la risposta che soffia nel vento.


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